Il Palio del Barbaresco
Parlare del Palio di Siena non è affatto semplice, sintetizzare la magia di un evento che affonda le sue radici nel passato e che è allo stesso tempo festa e competizione, è un’impresa davvero ardua.
È indiscutibile che il cavallo è, e rimarrà sempre, il protagonista assoluto del Palio, più del fantino: se s’infortuna non può essere sostituito e inoltre può vincere anche da solo, “scosso”, portando nella “spennacchiera” tutta la forza della contrada per cui corre.
Ma qual è il trattamento riservato ai cosiddetti “cavalli da palio”? È vero che possono essere sottoposti a maltrattamenti, come molto spesso si vuol far credere? Esiste nell’organizzazione contradaiola una figura destinata alla cura e alla salvaguardia e alla cura del cavallo? Per dare una risposta a queste domande ripercorreremo tutte le fasi che conducono al fatidico giorno della “Carriera”, come viene tradizionalmente chiamata la “Corsa”, vivendole al fianco di colui che si dedica interamente in prima persona al cavallo, nei quattro giorni del Palio: il “Barbaresco”.
Il ruolo di questa importante, ma poco conosciuta, figura del Palio di Siena, necessita di un’intensa attività svolta durante tutto l’anno, fatta d’incontri, sopralluoghi, conoscenze e corse di prova che si svolgono in provincia, per arrivare, il più preparato possibile, all’appuntamento finale che lo vede custode unico, nei quattro giorni di Palio, del bene più prezioso della Contrada, il re della piazza, il cavallo detto anche “Bàrbero”.














































